Carta de Mons. Escrivá de Balaguer a Mons. Angelo Dell'Acqua, Sustituto de la Secretaría de Estado; 15-VIII-1964.

“El itinerario jurídico del Opus Dei. Historia y defensa de un carisma”. Libro escrito por A. de Fuenmayor, V. Gómez-Iglesias y J. L. Illanes

RHF, EF-640815t-2.

Parigi, 11 15 agosto 1964

Reverendissima e cara Eccellenza,

E'sempre per me un motivo di grande gioia il rivolgermi, sia pure per iscritto, all'E. V. Ma oggi la gioia é ancor piú intensa, perché ho testé letto il testo integro .dell'Enciclica Ecclesiam Suam, e, essendomisi presentata la possibilitá di inviarLe questa lettera a mano, dalla douce France, non posso non dire a V. E. quanto ho goduto leggendo e meditando le illuminate parole del S. Padre, cosí piene di spirito soprannaturale e di saggezza umana; e che tanto bene si addicono al membri dell'Opus Dei, il cui spirito e la cui maniera di agire sembrano come dipinti con vigorose ma dolci pennellate nel Documento del nostro Padre Comune: la prioritá dell'interioritá spirituale; la carita ordinata; la vita contemplativa, che suona come antinomia di quella attiva, e che é tuttavia assolutamente necessaria per poter perseverare nell'Opus Dei; il desiderio di dialogo con tutti, per portare tutti alla vera dottrina di N. Signore; la povertá personale amata e vissuta; l'essere nel mondo senza essere del mondo; 1'importanza santificante del lavoro (Opus Dei, per no¡, é lavoro di Dio: 1'uomo fu creato ut operaretur); il bisogno di comprendere tutti, per servire tutti. E soprattutto, mi ha riempito di allegria la chiarezza dei concetti sul Pontefice Romano, e sul vero significato dell'aggiornamento -continuo ringiovanirsi- della Santa Chiesa di Dio. Posso pregarLa, Eccellenza, di voler porgere al S. Padre l'espressione della mia filiale adesione al Suo alto insegnamento, e il mio ringraziamento per cosí sana dottrina, ottimo alimento per me e per i membri tutti dell'Opus Dei, e valido sprone che ci rassicura nel postro cammino? Se ritiene riguardoso farlo, La pregherei inoltre di aggiungere che ogni giornó chiedo al Signore tante cose nella S. Messa e lungo tutta la giornata, per la Persona e per le intenzioni del Papa, per il Suo Pontificato, e per il felice esito del Concilio.

Vorrei dirLe ancora, Eccellenza carissima, che prego anche continuamente per la sistemazione giuridica definitiva dell'Opus Dei. Non ho fretta -anche se mi preme il pensiero che, in qualsiasi momento, potrá dirmi il Signore: redde rationem villicationis tuae-, ma penso che, a Concilio finito, forse si potrebbe studiare la nostra questione. E giá sin d'ora, per quando arriverá l'occasione di fare tale studio, credo mio obbligo far umilmente presente che !'Opus Dei, come ebbe a dirmi V. E. piú di una volta, é un fenomeno pastorale nuovo, e come tale quindi amo sperare che sia studiato.

Se, come di prassi, si chiederá allora -quanda si fará tale studio- il parere di alcune persone della Curia, non mi potrebbe affatto retar meraviglia che queste, in perfetta buona fede, e pur essendo degli ottimi specialisti in Sacra Teologia o in Diritto, arrivassero a delle conclusioni contrarie, anzi contraddittorie -anche riguardo a dei fatti concreti-, se si basassero soltanto su¡ documenti che ho inviato al S. Padre: e ció per il fatto che non conoscerebbero bene la nostra vita vissuta; la realtá della nostra dedizione specifica, in mezzo al mondo; lo spirito peculiare; le difficoltá che riscontriamo, ecc. Cose tutte che evidentemente non ho potuto mettere per iscritto, perché ne sarebbe venuto fuori un documento troppo lungo che non avrei avuto l'ardire di inviare al S. Padre.

A modo di esempio, per illustrare quanto ho or ora affermato, ritengo opportuno dirLe che pochi giorni prima della mia partenza da Roma, verme da me un Prelato della Curia -non italiano, né spagnolo-, e parla¡ a lungo con lui, leggendogli qualche mio vecchio documento indirizzato al miei figli. Mentre io leggevo e commentavo quello scritto, lui, con grandissimo interesse e con sorpresa, che non cercava di dissimulare, mi faceva delle domande, ed alla fine mi disse: "Peccato! Qualche tempo fa ho dovuto esprimere un mio parere su alcune cose attinenti l'Opus Dei, e vedo che mi sono sbagliato in pieno, che non ho interpretato bene quello che adesso, dopo questo dialogo con Le¡, tapisco benissimo!".

Simili sbagli, che facilmente si possono prevedere, sono dovuti -ripeto- alla mancanza di dati sulla nostra non breve esperienza apostolica e sulla nostra peculiare spiritualitá: e, d'altra parte, alla stessa accennata novitá del fenomeno pastorale dell'Opus Dei, che non puó essere giudicato, né capito, con la mentalitá di chi é abituató a studiare problemi della vita clericale, o religiosa, ma che non é solito ricercare o immedesimarsi nei problemi dei laici, i quali devono vivere si staccati dal mondo, ma nel mondo, inseriti nelle strutture temporali: esercitando per esigenza della loro vocazione secolare, da ver¡ professionisti, il lavoro ordinario del proprio mestiere, del quale vivono, e del quale avrebbero vissuto pure se non fossero stati membri dell'Opus Dei: non come dilettanti, alla maniera in cui alcuni religiosi o sacerdoti esercitano mestieri secolari, o coltivano scienze profane. Lavoro professionale o mestiere che i membri dell'Opus Dei cercano di rendere santificato e santificante, onde poter svolgere con efficacia l'apostolato dell'amicizia e dell'esempio fra i colleghi. Con una mentalitó non abituata a valutare gli sforzi apostolici del laicato, é oltremodo facile per esempio che la perseveranza nell'eser= cizio del lavoro professionale -senza badare a fatiche o a stanchezze- venga addirittura scambiata per il desiderio di salire, di avere caniche, di ambirle, quando invece si tratta soltanto di santificarsi con tale lavoro, fatto con grande slancio e generositá -e con la maggiore possibile perfezione, anche umana- per amore di Dio e per attirare le anime a Cristo ed alla Sua Chiesa, in difficile, abnegata ed umile missione di servizio.

E'pure da notare che in generale lo Spirito Santo Vivificatore, non procede nella Santa Chiesa per stati, e cosí ciascun nuovo fenomeno da Lui suscitato ha qualche rassomiglianza con altri movimenti precedentemente promossi da Dio: sono anelli della stessa catena. Per questo motivo, la Storia Ecclesiastica insegna che, nel vedere che la rassomiglianza tra i diversi anelli non é perfetta, alcuni non capiscono il motivo delle novitá, e molto spesso si é detto, col passare dei secoli, che i nuovi fenomeni pastorali ambivano avere i vantaggi dei religiosi e quelli dei secolari: e ció perché i nuovi arrivati volevano avere una maggiore elasticitá ed agilitó nell'apostolato, allontanandosi cosí da¡ moduli religiosi classici, per avvicinarsi a quelli secolari. Ma nel caso nostro siamo di fronte ad un fenomeno diverso, perché noi non siamo come religiosi secolarizzati, ma dei ver¡ secolari -preti diocesani in ciascuna diocesi, e laici comuni- che non cercano la vita di perfezione evangelica propria dei religiosi, ma la perfezione cristiana nel mondo, nel proprio stato. Eppure, anche di noi si é fatta da anni quella vecchia critica.

Onde poter spiegare meglio tutto -qualora si formasse una Commissione, o si interpellassero alcune persone, sia teologi che giuristi- penso quindi che sarebbe sommamente opportuno che io potessi spiegare personalmente a ciascuna di esse, non solo come teologo e come giurista, ma soprattutto (non é superbia) come quello che piú conosce la nostra vita: i frutti del nostro servizio alla Chiesa ed alle anime, concessi dal Signore in questi 36 anni; le difficoltá riscontrate; i motivi di queste difficoltá, e quanto di piú quelle persone volessero sapere. Sono certo che, con questi augurabili contatti personali, con questo studio comune, si potrebbe arrivare ad una unitá di criterio, e che le persone eventualmente designate per fare tale studio benediranno Iddio, perché ha voluto promuovere questo nostro apostolato. Con tutta sinceritá, penso ugualmente che nessuno potrebbe considerare il suo parere come definitivo senza sentirmi prima, senza un chiarificatore dialogo, perché senza questo studio fatto insieme non potrebbe certamente avere sufliciente conoscenza dell'Opus Dei, mancandogli i dati che io umilmente dovrei fornire.

In questa guisa si potró arrivare ad una soluzione che non sia di eccezione, né di privilegio, ma che ci permetta lavorare in tale maniera che i Rev.mi Ordinari che noi amiamo opere et veritate, siano sempre contenti del nostro lavoro; che i diritti dei Vescovi continuino ad essere, come adesso, ben saldi e sicuri; e, finalmente, che noi possiamo--seguire ¡l nostro cammino, di amore e di dedizione, senza inutili ostacoli a questo servizio alla Chiesa, e cioé, al Papa, al Vescovi, alle anime.

Oso sperare che il grande cuore del S. Padre, in cui entriamo tutti -cattolici, fratelli separati, non cristiani, e anche gli ate¡ e i persecutori della Chiesa-, permetterá questo mio dialogo con chi debba studiare la nostra questione: dialogo che da tanto tempo mantengo io, come pure tutte queste migliaia di figli di 62 nazioni, con Dio Nostro Signore, affinché Egli si degni dare la sistemazione giuridica definitiva a quest'Opera Sua, per garantirne sempre lo spirito soprannaturale e 1'efiicacia apostolica. Forse quello che ardisco chiedere é fuori della prassi: ma penso solo al bene della Chiesa, e ció mi incoraggia a sperare che Sua Santitá, Che con la Sua paterna bontá sta superando tante cose, vorrá esaudire questi desideri dell'ultimo Suo figlio, e mi concederá l'occasione di intervenire nello studio di questo problema.

Nei priori di settembre saró di nuovo a Roma -adesso lascio Parigi-, e faró avvertire il Suo Segretario del mio arrivo, affinché, quando V. E. possa, mi voglia concedere il piacere di salutarLa di persona.

Mi scusi, cara Eccellenza, di questa lunga lettera. lo prego ogni giorno per V. E.: preghi pure per me, facendo con la mia persona questo grande divinum commercium!

Con grande affetto, sono sempre di V. E.

dev.mo in Domino

Josemaría Escrivá de B.

A. de Fuenmayor, V. Gómez-Iglesias y J. L. Illanes